Gli ultimi dati ENEA confermano ancora una volta l’enorme valenza strategica (e l’enorme interesse) del Superbonus 110%, nonostante lo stop deciso dal Governo alla fine dello scorso anno. Gli investimenti monitorati al 31 dicembre 2023 ammontano a oltre 104 miliardi (€ 104.155.320.394,95), il 6,08% in più rispetto al 30 novembre scorso, e ben il 66,67% in più rispetto al 31 dicembre 2022 (quando gli investimenti ammontavano, rispettivamente, a € 98.183.492.489,06 e € 62.493.729.809,17). Il dato più eloquente e rappresentativo concerne però gli edifici complessivamente riqualificati e messi insicurezza: ammontano a 461.433, sempre al 31 dicembre scorso, oltre 15mila in più rispetto a novembre (446.878) e 102mila più dello stesso mese 2022 (359.440). Se da un lato questi dati del Superbonus testimoniano l’indubbia capacità di attivare considerevoli investimenti, di fungere da volano per l’intera economia, e di impattare sensibilmente sulla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio immobiliare italiano, dall’altro ripropongono un vero e proprio dramma, per le imprese, che si trascina ormai fin dall’attivazione del bonus.
“Permangono enormi difficoltà nei meccanismi di cessione dei crediti fiscali e sono ormai oltre 20.000 le imprese edili che hanno eseguito lavori e hanno difficoltà a cedere crediti fiscali per 25 miliardi di euro – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – Una situazione estremamente grave che ha determinato il blocco dei lavori in 30.000 condomini. Senza tempestivi ed efficaci interventi, si rischia una catastrofe economica e sociale che impatterà anche sul sistema giudiziario. Sono già numerosi i contenziosi sorti tra imprese e condomini. La politica deve assumersi la responsabilità di proteggere le imprese e le famiglie dalle conseguenze drammatiche che potrebbero scaturirne, definendo una exit strategy dal Superbonus che non gravi, come sta avvenendo ora, esclusivamente sulle imprese”.
La proposta di Federcepicostruzioni è quella di aggirare un sistema creditizio e finanziario che ha lucrato e ancora lucra non poco sui crediti del Superbonus, con tassi di interesse del 30% e oltre, attivando le partecipate dello Stato, affinché siano queste a rilevare i crediti delle imprese, tempestivamente e a condizioni meno onerose.