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Presentato a Salerno “Rumore Bianco”, il monologo che sfida omofobia e transfobia

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Rumore Bianco – Confessioni di un insospettabile serial killer con fruscio di sottofondo, questo il titolo della produzione teatrale della Vitruvio Entertainment, co-prodotta da Nova Civitas Soc. Coop. e Vitruvio Academy, patrocinata dal Comune di Salerno, presentata ieri a Palazzo di citta. Presenti all’evento l’attore Danilo Napoli, in questo progetto anche sceneggiatore e produttore, Yari Gugliucci, a cui è stata affidata la regia, e Antonietta Barcellona, aiuto regia dello spettacolo.Svelate anche le date della tournée che vedrà impegnato Napoli in giro per l’Italia, a partire dal debutto nazionale previsto il 24 ottobre presso il Fringe Catania Off, festival del Teatro Off e delle arti Performative, che si svolgerà a Catania dal 17 al 27 ottobre presso il Centro Universitario Teatrale della città siciliana (Piazza Università). La rappresentazione sarà replicata nello stesso luogo il 25 ottobre alle 19.30, il 26 ottobre alle 21.30 e il 27 ottobre alle 17.30.La prima nella città di Salerno è invece prevista il 6 novembre, al Teatro Fatima, con una replica il giorno dopo. Nella ricca programmazione della tournée seguono appuntamenti fuori Campania, con ben due date a Roma: il 17 novembre al Barnum Semiteatro e il 18 gennaio al Teatro di Mostacciano. Il 14 marzo Rumore Bianco sbarca a Napoli, al Wunderkammer, per poi approdare al Teatro a l’Avogaria di Venezia il 15 aprile e tornare a Roma il 3 e il 4 maggio presso AR.M.A. Teatro.La tournée si chiuderà il 10 e l’11 maggio a Salerno, al Teatro del Giullare, con la possibilità di aggiornare il calendario in corso d’opera.Ispirato a una storia vera e realizzato attraverso i contributi di Terza Età Multiservice, con il patrocinio di associazioni come Arcigay Salerno, Altra Sponda Enna, Teatro dei Lupi, l’associazione Limen, Convitto Nazionale Torquato Tasso di Salerno e Di’ Gay Project, Rumore Bianc si propone come un’importante voce contro la discriminazione, offrendo l’inquietante punto di vista di un assassino attraverso un monologo che alterna momenti esilaranti a spaccati profondamente drammatici.“Rumore bianco è nato dalla necessità di raccontare una storia forte, che toccasse temi sociali complessi come l’omofobia e la transfobia, ma anche il fanatismo religioso e l’ignoranza che spesso alimentano l’odio.”, racconta Napoli, ”Volevo creare qualcosa che non solo mettesse lo spettatore di fronte alla brutalità di certe situazioni, ma che allo stesso tempo lo facesse riflettere sulle dinamiche sottili che trasformano una vittima in carnefice. Per me, questo spettacolo rappresenta un grido di denuncia ma anche un viaggio interiore che permette di comprendere quanto siano profondi i condizionamenti sociali e familiari. In un paese come il nostro, dove certi pregiudizi sono ancora molto radicati, sentivo l’urgenza di esplorare queste dinamiche attraverso una narrazione che fosse in grado di scuotere gli spettatori, di portarli in un viaggio emotivo che oscillasse tra il riso amaro e la commozione più sincera. Realizzare questo progetto è stato per me una necessità. Volevo dare voce a chi spesso non ne ha, a chi è costretto a vivere ai margini per colpa di una società che ancora fatica ad accettare il diverso.”Commenta così il patrocinio del Comune di Salerno l’ Assessore alle Attività Produttive e Turismo Alessandro Ferrara:”Queste tematiche continuano purtroppo a manifestarsi in diverse forme, dalle discriminazioni più sottili ai crimini d’odio più violenti. Questi atti non sono solo una violazione dei diritti umani, ma un attacco diretto alla dignità delle persone . Affrontare questi temi significa intraprendere un percorso collettivo verso la comprensione e il rispetto reciproco, sfidando pregiudizi e stereotipi che purtroppo persistono. È attraverso il dialogo e l’educazione che possiamo diffondere una cultura di accettazione, abbattendo i muri della paura e dell’ignoranza. Come società, dobbiamo impegnarci a sostenere coloro che subiscono discriminazioni, offrendo loro uno spazio sicuro dove possano esprimersi liberamente e con dignità. Concludo con un ringraziamento all’organizzatore Danilo Napoli che ha voluto attraverso la sua professionalità presentare questo progetto di grande rilevanza sociale. Grazie ancora per l’opportunità di essere parte di questo percorso di consapevolezza e cambiamento.”“Ho accettato la regia perché innanzitutto credevo in un testo non convenzionale, libero e oppresso da temi trattati generalmente poco e male.” commenta il regista Yari Gugliucci. ”Se dovessi fare una regia cinematografica il mio approccio sarebbe sicuramente lynchiano, che disarma la cornice realistica, ma che ti focalizza sul presente. Ovviamente il teatro e questo testo mi dava via libera di pensare anche alle luci, le scene, la musica o i suoni. Poi l’attore è disponibile e quindi plasmabile verso questa anabasi liberatoria freudiana di scappare senza più’ tornare indietro… ancora con del sangue, quello del cordone ombelicale, dei vinti(i genitori) tra le mani, mani di donna, di uomo, mani libere.”Conclude l’aiuto regista Antonietta Barcellona: “Sono stata, credo, la prima persona a leggere Rumore bianco per il sodalizio artistico e l’amicizia personale che lega ormai me e Danilo da dieci anni. La scrittura evocava immediatamente delle immagini forti, potenti, e delle emozioni che interrogavano il senso profondo della coscienza. Lo spettacolo Rumore bianco è stato fatto crescere in regia da Yari con la stessa visionaria sensibilità artistica e umana. Lo spettatore verrà accolto nel racconto di un’anima che racconta non sé stessa, ma i molteplici sé della sua esistenza e della proiezione di. essi nel futuro di una vita reale e immaginaria e, forse, anche futura.”.SinossiRumore bianco, come quello di una vecchia tv quando i canali non sono sintonizzati. Poi una notizia del telegiornale: è stata ritrovata l’ennesima vittima di un serial killer di donne transgender. Ancora rumore bianco, ma questa volta accompagna dei lampi, una sorta di cortocircuiti che illuminano la scena e mostrano prima un ragazzo seduto a terra accanto a una donna (che sbuca da una quinta e di cui vediamo solo la parte destra del corpo), e poi alcuni indumenti e oggetti tipicamente femminili che sembrano fluttuare nel vuoto. Stiamo guardando nella mente del killer, che ha rapito la madre per costringerla ad ascoltare la vita della prima delle sue vittime: Rossella, una donna transgender che amava profondamente. Questo monologo non è altro che una confessione disperata e bizzarra, a tratti addirittura esilarante, in grado di farci ridere e poi piangere nel giro di pochi secondi. È un viaggio nella mente contorta di una persona disturbata che diventa i personaggi che racconta, e che tra un colpo di scena e l’altro ci parla di cattiveria umana, di scelte forzate, di omofobia e transfobia e della linea sottile che separa vittima e carnefice. ConceptQuesto monologo è un viaggio intenso nella mente di un uomo disturbato, spinto alla violenza da traumi e repressioni profonde, e che lotta con i suoi demoni interiori fino a ribaltare i ruoli di vittima e carnefice. Un viaggio negli abissi che rivela abusi, omofobia e transfobia. Un’esperienza teatrale cruda, ma allo stesso tempo esilarante e avvincente che lascia il pubblico senza fiato, perché di quel che vede nulla è reale ma tutto è dannatamente vero. Note di regiaSiamo in un non-luogo. Un televisore che non vediamo trasmette una notizia e poi un fruscio, un rumore bianco. In scena un uomo seduto per terra e una donna anziana su una sedia, che sbuca da una quinta. L’uomo è calmo, a suo agio. Sembrerebbe una scena tranquilla, di tutti i giorni. Addirittura, ordina anche delle pizze, come fa sempre. Ma presto quel non-luogo diventa l’occhio con il quale lo spettatore guarda all’interno della mente di un uomo disturbato, di un serial killer di donne transgender. E cosa vede? Vede una storia fatta di sofferenza, un passato di ignoranza. Vede un ragazzo giunto all’atto finale, liberatorio: ha rapito la madre e la costringe ad ascoltare quel che non sa della sua vita, quanto è stato costretto dalla famiglia a comprimersi, a castrare il proprio essere perché il padre e la madre erano troppo preoccupati a salvare le apparenze piuttosto che salvaguardare il suo benessere. Ma lo spettatore vede anche una storia di omofobia e di transfobia, di fanatismo religioso e di chiusura mentale; di amore per se stessi e per la propria identità, di riscatto e nostalgia; di cattiveria inaudita giustificata dal nome di Dio, ma anche di ironia per le bizzarrie della vita in strada e di sarcasmo verso i precetti e i dogmi religiosi che ancora persistono. Lo spettatore viaggia nella mente del carnefice e insieme al carnefice, scovando una sofferenza che lo fa apparire umano; e per un po’ dimentica che ha di fronte un uomo che ha ucciso delle donne, appassionandosi alle vicende della vita di Rossella, la donna che lui amava di più al mondo ma che è stato costretto dalla famiglia a uccidere “per non far parlare le persone”. E così facciamo un tuffo nel passato, con vari personaggi che sembrano prendere vita sulla scena, per seguire le vicende di Rossella. Fino a quando presente e passato convergono scoprendo le carte, mostrandoci il carnefice come vittima e la vittima come carnefice. Una persona è libera se può esprimere pienamente il proprio essere, a prescindere da quel che pensano le altre persone. Una persona libera vive il presente nel modo in cui lo desidera, senza condizionamenti esterni. E non ci sono dogmi o credi religiosi che tengano: niente dovrebbe condizionare la nostra felicità perché, alla fine, quel che resta di ognuno di noi e delle nostre storie e della nostra vita e delle nostre battaglie e delle nostre ragioni non è altro che un “fruscio che vaga nel vuoto cosmico, un rumore bianco che coprirà tutto.”Biografia di Danilo NapoliAttore, doppiatore e drammaturgo, laureato in scienze della comunicazione all’Università Degli Studi Di Salerno.Diplomato alla scuola di teatro Rosso&Nero di Antonietta Barcellona, segue numerosi workshop e laboratori, fino a diplomarsi in mimo corporeo all’ICRA PROJECT di Michele Monetta. Contemporaneamente, oltre a studiare recitazione cinematografica e canto, dal 2013 comincia anche a studiare scrittura, dapprima con Rai Eri, presso la sede Rai di Roma, e poi sceneggiatura con Achille Pisanti. Nel 2022 vince una borsa di studio finanziata da Netflix per seguire un corso professionale di doppiaggio presso 3Cycle Lab, con cui attualmente collabora.In teatro lavora sia in drammi che in commedie, sia come attore con compagnie di tutta Italia, sia in testi scritti da lui, con i quali ha vinto i premi Miglior Testo e Migliore Spettacolo per la giuria popolare al Festival PanTeatro del Teatro Madrearte, oltre al premio come Miglior Attore Caratterista della rassegna “Ribaltiamo…ci dalle risate” del Teatro La Ribalta. Il suo prossimo lavoro sarà “Rumore bianco – Confessioni di un insospettabile serial killer con fruscio di sottofondo”, un monologo su omofobia e transfobia da lui scritto e interpretato, con la regia di Yari Gugliucci; il testo di questo spettacolo si è qualificato secondo al Mario Fratti Award 2024 (New York).Al cinema, ha lavorato in diversi cortometraggi, tra cui si segnalano “Martino” e “Yohiro”, con cui ha vinto diversi premi come Miglior Attore (due volte al Festival Salerno InCortocircuito, Festival Venus Community Awards, Filandart Cinefestival), oltre a diverse menzioni e nomination.Ha doppiato gli attori Robbie Jarvis, Jamar Williams, Nader Boussandel e Josh Ventura per prodotti cinematografici e televisivi (Netflix e Prime Video)Ha anche scritto e interpretato lo spot di The Fork “#uniamoitavoli”, con cui ha vinto il primo premio nazionale per spot web indetto dalla stessa azienda. È inoltre tra i premiati del Dubbing Glamour Festival e finalista al Premio Histryo Alla Vocazione 2022.Nel 2024 ha ricoperto il ruolo di attore protagonista del cortometraggio Marianna, prodotto dalla Vitruvio Entertainment, co-prodotto da Nova Civitas Soc. Coop. ed è stato selezionato al Catania Fringe Off.

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